La tecnologia sperimentata durante il covid ha aiutato davvero?

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Ormai è diffusa la percezione di essere fuori dal periodo più buio della pandemia e ognuno libera gli stress accumulati durante i giorni di isolamento. Vorrei anzitutto manifestare il mio affetto a chi ha subito un lutto e a tutti coloro che hanno sofferto solitudine, isolamento, danni economici.

Vorrei poi anche io dire la mia sui rischi che alcune necessità, create da questa pandemia, si traducano, se protratte in tempi normali, in un deterioramento della qualità dei rapporti sociali e della nostra vita.

I congressi e le lezioni sono stati sostituiti da webinar, le visite mediche da valutazioni a distanza via computer soprattutto sulla base dell’analisi della documentazione radiografica

La mia speranza è che queste soluzioni, preziose nelle fasi dell’isolamento, non diventino permanenti.

Fare lezione o fare una conferenza mediante un webinar, guardando lo schermo del computer e parlando e ascoltando in cuffia per me è difficilissimo. Non vedo gli occhi né i gesti di chi mi ascolta, non capisco dal linguaggio del corpo se chi mi ascolta mi comprende, mi condivide, mi contesta. Non capisco se  sto annoiando e se devo cambiare tono ad affrontare diversamente l’argomento. Purtroppo invece i webinar diventano sempre più frequenti anche in queste fasi di riduzione dell’isolamento. 

Ancor più pericoloso è sostituire una visita con una valutazione a distanza, studiando un quadro clinico solo sulla documentazione radiografica, leggendo sullo schermo i sintomi, in quanto così accresce esponenzialmente la difficoltà di fare una diagnosi corretta e di consigliare la terapia più idonea, senza calcolare la pressochè totale scomparsa di quel rapporto umano che ritengo sia la base del rapporto medico-paziente.

La mia speranza dunque è che il prezioso aiuto che ci ha fornito la tecnologia in questo periodo sia stato temporaneo e considerazioni economiche non rendano definitiva la mediazione del computer nei rapporti umani.