
Oggi si parla sempre di più di chirurgia mininvasiva. I vantaggi sono palesi, in tutte le specialità chirurgiche, e dipendono dalla combinazione di strumenti e attrezzature sempre più sofisticate (e ovviamente costose) e dall’abilità specifica del chirurgo, che deve avere dedicato molti anni ad acquisire la necessaria competenza specifica e manualità.
Quali sono gli interventi di chirurgia mininvasiva in chirurgia vertebrale?
Nel campo della chirurgia vertebrale gli interventi che possono essere eseguiti con tecniche mininvasive sono molti.
- L’intervento di ernia del disco può essere eseguito in artroscopia: proprio così, come operare un menisco del ginocchio. Nessuna incisione, solo una cannula che contiene ottica e strumenti di lavoro. Facile comprendere che il ricovero si possa concludere in giornata.
- Molte artrodesi lombari possono essere eseguite mediante piccole incisioni, sia per le consuete vie d’accesso posteriori che per vie d’accesso anteriori, attraverso l’addome, passando dietro le strutture peritoneali. Il paziente si alza il giorno dopo, il dolore post-operatorio è meno intenso.
Ma in medicina nulla è più rischioso del trionfalismo e della presunzione che tutto debba sempre necessariamente andare bene, soprattutto quando vengono usate espressioni come: tecniche mininvasive, robotica, realtà aumentata.
I rischi chirurgici infatti rimangono gli stessi della chirurgia convenzionale “aperta”, anzi, a fronte dei maggiori vantaggi ai quali ho fatto cenno, corrispondono tutti i rischi di una tecnica difficile e di una tecnologia molto sofisticata.
Il concetto da tenere sempre presente è che le tecniche mininvasive sono un mezzo, non un fine. Il fine è la cura della malattia secondo i criteri definiti dagli studi scientifici e dall’esperienza. Se questi risultati si possono ottenere con minore danno sui tessuti, con incisioni più piccole, con mezzi ottici, con il robot, con la realtà aumentata, questo allora è vero progresso. Ma quotidianamente capita di osservare situazioni nelle quali la tecnica mininvasiva non ha ottenuto il risultato voluto. E’ necessario a mio parere che il paziente al quale viene proposto un intervento mininvasivo con le tecniche più moderne, discuta dettagliatamente con il chirurgo vantaggi e svantaggi della tecnica proposta, soprattutto nella prospettiva della cura della malattia. Questo a mio parere è tanto più vero quanto più ci si addentra nel campo di patologie quali quelle tumorali nelle quali esistono esperienze trentennali che hanno validato con risultati a lungo termine la necessità di seguire precisi protocolli di cura. E’ condivisibile e auspicabile applicare gli stessi criteri con tecniche mininvasive e con l’ausilio della robotica e della realtà virtuale