Un viaggio a Tel Aviv diverso, ma con buoni risultati

Nella mia vita ho trascorso molti giorni, ritenuti festivi in sala operatoria e spesso all’ estero, ma
questa volta è stata un’esperienza molto diversa dalle altre.
In questo momento in cui è presente il coronavirus, viaggiare non è facile. C’è una sorta
di tensione nell’aria.. fra persone che hanno paura del contagio, persone che pensano che il virus
non esista e regole che spesso sono difficili da applicare e variabili da contesto a contesto, in
rapporto alla autorità che vige.
In un volo le assistenti erano chiuse in un camice da testa a piedi con guanti e protezione del volto,
in un altro volo erano vestite normalmente, con solo una banale mascherina da sala operatoria, di
dubbio significato protettivo. Ai controlli di sicurezza il personale era teso e scontroso… è stato
molto difficile mantenere la calma in più di una occasione.
Per fortuna però, nonostante tutti questi problemi l’intervento è andato bene, nonostante fosse
una difficile vertebrectomia in blocco di L2 in una signora di 71 anni per un Cordoma.
Abbiamo lavorato bene, ben affiatati, con un ottimo supporto da parte dell’equipe degli
anestesisti. Come avevo già scritto, ci conosciamo bene. Ho rapporti di collaborazione e amicizia
con 4 chirurghi vertebrali e con le loro equipe, in diversi ospedali, qui in Israele. Io faccio il
consulente: mi piace fare il consulente e credo di saperlo fare bene. E’ il chirurgo responsabile del caso che opera assieme alla sua equipe, io sono “lavato” con loro e ogni tanto dò un suggerimento o discuto una scelta, intervengo in caso di bisogno. E’ da sempre il mio modo di insegnare. Credo che aiuti a crescere, senza l’oppressione creata da chi arriva e ti mostra come si fa una cosa poi se ne va.
I risultati poi si vedono. Questi sono ottimi chirurghi, fanno chirurgia vertebrale di altissimo livello, ma non vedono ovviamente molti tumori, vista la rarità di queste malattie. Quelle due-tre volte l’anno può essere utile avere qualcuno che ricorda loro alcuni dettagli. Ma sono del tutto
autonomi e la mia è sono un’amichevole presenza di supporto e tranquillità.
Per accondiscendere alle regole imposte, sono rimasto isolato in ospedale dall’arrivo alla partenza, dormendo in una confortevole foresteria. I miei amici, sapendo quanto vado ghiotto di humus, hanno fatto in modo di farmelo trovare alla fine dell’intervento.