
Intervista a Stefano Boriani Report Rai3
Uno degli argomenti trattati con interesse da Report, programma di approfondimento di Rai3, è la chirurgia vertebrale.
Sono stato intervistato durante la puntata andata in onda il 25 marzo 2019.
I giornalisti hanno condotto un’inchiesta su alcuni comportamenti che richiederanno ulteriori valutazioni in altre sedi, ma ritorna ancora il problema del trattamento chirurgico del “mal di schiena”.
Le mie posizioni sulle indicazioni alla chirurgia e sul tipo di chirurgia da proporre si basano, non solo sulla mia esperienza, ma su quanto oggi è comunemente accettato in tutto il mondo.
Artrodesi
L’artrodesi, cioè il blocco completo e definitivo di una o più unità funzionali della colonna, va eseguito solo a fronte di una dimostrata incapacità funzionale del disco (che è l’elemento principale dell’unità funzionale) e solo dopo che un prolungato trattamento con fisioterapia, esercizio fisico, trattamento medico locale e generale, si è rivelato inadeguato.
Questa incapacità funzionale comporta dolore, difficoltà ai movimenti, limitazione della autonomia e spesso anche irradiazioni dolorose lungo gli arti inferiori. Va sempre ricordato che la sola immagine in risonanza magnetica di un disco disidratato o anche estesamente degenerato non è di per se solo indicazione chirurgica. La scelta chirurgica deve includere una valutazione della storia clinica, un esame clinico, cioè una visita e ovviamente lo studio delle immagini radiografiche (sempre indispensabile risonanza e radiografia ortostatica).
Credo che sia sempre necessario che chi soffre di mal di schiena abbia consapevolezza di cosa vuol dire una artrodesi: ovviamente questo comporta la responsabilità di noi specialisti di descrivere bene questo intervento, non limitandosi a espressioni come: metteremo due placche, faremo una piccola fissazione e così via…
Va inoltre ricordato che alcuni interventi mininvasivi mediante l’impianto di dispositivi interspinosi non è dimostrato che ottengano una artrodesi.
Altro punto di discussione è la valorizzazione di questi interventi, cioè il rimborso che il servizio sanitario fornisce alla struttura pubblica o privata convenzionata nella quel l’intervento viene effettuato. Qui il discorso è molto ampio e articolato, ma il vizio di fondo è l’inadeguatezza del sistema a fronte dello sviluppo delle tecniche. Stiamo infatti ancora usando un sistema in uso negli stati uniti oltre dieci anni fa, senza che siano state adottati gli aggiornamenti relativi.
La puntata completa potete vederla a questo link “Schiena Dritta“