Il ruolo della attività fisica nella cura e nella prevenzione del mal di schiena

A Kioto per il 46° congresso della ISSLS

Sono stato due giorni a Kioto  per il 46° congresso della ISSLS, Società Internazionale per lo Studio del rachide Lombare.

E’ una associazione scientifica la cui attività risale al 1974. E’ una delle società più longeve, caratterizzata dalla multidisciplinarità.

A questi congressi partecipano, non solo chirurghi ed esperti di medicina riabilitativa, ma soprattutto ricercatori. E’ una occasione unica di incontro fra la sperimentazione e la pratica clinica.

Io sono membro di questa società dal 1994. Sono fra gli organizzatori del congresso del 2021 che si svolgerà a Milano.

Il messaggio più importante che è stato portato a questo congresso è -a mio avviso- il ruolo della attività fisica nella cura e nella prevenzione del mal di schiena.

In questo periodo, nel quale troppo spesso si decide di intervenire con una artrodesi, è molto utile ascoltare studi che dimostrano il ruolo della attività muscolare e quindi anche del semplice esercizio fisico.

La chirurgia non è mai la prima scelta nelle patologie degenerative del rachide, anche se ha un suo ruolo in presenza di sintomi neurologici o in presenza di gravi deformità secondarie.

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Stefano Boriani ed alcuni colleghi giapponesi presenti al Congresso

Report – intervista a Stefano Boriani

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Intervista a Stefano Boriani Report Rai3

Uno degli argomenti trattati con interesse da Report, programma di approfondimento di Rai3, è  la chirurgia vertebrale

Sono stato intervistato durante la puntata andata in onda il 25 marzo 2019.

I giornalisti hanno condotto un’inchiesta su alcuni comportamenti che richiederanno ulteriori valutazioni in altre sedi, ma ritorna ancora il problema del trattamento chirurgico del “mal di schiena”.

Le mie posizioni sulle indicazioni alla chirurgia e sul tipo di chirurgia da proporre si basano, non solo sulla mia esperienza, ma su quanto oggi è comunemente accettato in tutto il mondo.

Artrodesi

L’artrodesi, cioè il blocco completo e definitivo di una o più unità funzionali della colonna, va eseguito solo a fronte di una dimostrata incapacità funzionale del disco (che è l’elemento principale dell’unità funzionale) e solo dopo che un prolungato trattamento con fisioterapia, esercizio fisico, trattamento medico locale e generale, si è rivelato inadeguato.

Questa incapacità funzionale comporta dolore, difficoltà ai movimenti, limitazione della autonomia e spesso anche irradiazioni dolorose lungo gli arti inferiori. Va sempre ricordato che la sola immagine in risonanza magnetica di un disco disidratato o anche estesamente degenerato non è di per se solo indicazione chirurgica. La scelta chirurgica deve includere una valutazione della storia clinica, un esame clinico, cioè una visita e ovviamente lo studio delle immagini radiografiche (sempre indispensabile risonanza e radiografia ortostatica).

Credo che sia sempre necessario che chi soffre di mal di schiena abbia consapevolezza di cosa vuol dire una artrodesi: ovviamente questo comporta la responsabilità di noi specialisti di descrivere bene questo intervento, non limitandosi a espressioni come: metteremo due placche, faremo una piccola fissazione e così via…
Va inoltre ricordato che alcuni interventi mininvasivi mediante l’impianto di dispositivi interspinosi non è dimostrato che ottengano una artrodesi.
Altro punto di discussione è la valorizzazione di questi interventi, cioè il rimborso che il servizio sanitario fornisce alla struttura pubblica o privata convenzionata nella quel l’intervento viene effettuato. Qui il discorso è molto ampio e articolato, ma il vizio di fondo è l’inadeguatezza del sistema a fronte dello sviluppo delle tecniche. Stiamo infatti ancora usando un sistema in uso negli stati uniti oltre dieci anni fa, senza che siano state adottati gli aggiornamenti relativi.

La puntata completa potete vederla a questo link “Schiena Dritta

Stefano Boriani – Intervista a Buongiorno Benessere RaiUno

Mal di schiena: le cause principali

Stefano-Boriani-intervista

Sabato 7 aprile è andata in onda la puntata di Buongiorno Benessere, su Rai1 alle 10.45 con Vira Carbone, dove uno degli argomenti trattati è stato un problema che affligge molte persone: il mal di schiena. A tal proposito è intervenuto Stefano Boriani come esperto di chirurgia vertebrale e intervistato dalla conduttrice del programma.

Tutta l’intervista la potete vedere a questo link al minuto 21,10

 

La conduttrice si è soffermata su alcune domande precise:

Quali sono le principali cause del mal di schiena?

Le cause possono riassumersi schematicamente in 3 situazioni:

  • una patologia, una malattia che può essere degenerativa artrosica, infiammatoria o tumorale
  • una situazione dove il paziente lamenta un terribile mal di schiena e la risonanza non mostra niente di rilevante
  • una terza situazione, più frequente, che è data dall’invecchiamento del nostro corpo. L’artrosi è l’invecchiamento dei tessuti e può giungere già a partire dei 30anni di età, soprattutto se manca un’attività fisica importante, se si conduce una vita troppo sedentaria o si adottano posture sbagliate.

Quali sono i sintomi che ci devono allarmare e spingerci ad andare dallo specialista?

  • Il sintomo più grave è il danno del disco degli elementi di movimento tale da creare una deformità permanente.
  • Ancora più grave è la ripercussione sul sistema nervoso da parte di un danno registrato dalla colonna vertebrale (restringimento del canale dove passano i nervi che si manifesta ad esempio con il paziente che cammina male, muove  male una mano.

Il mal di schiena. Ricoveri per interventi di artrodesi vertebrale

L'Italia è travolta da un incurabile mal di schiena: quasi 30.000 interventi di artrodesi nel 2016.

Riportiamo l’articolo del corriere.it relativo al servizio

Il business del mal di schiena di Milena Gabanelli e Simona Ravizza.

 

Le soluzioni meno invasive, ma meno remunerative

Spiega Federico De Iure, alla guida della Chirurgia vertebrale dell’ospedale Maggiore di Bologna: «L’impennata di interventi di artrodesi nelle strutture private convenzionate è un dato di fatto. La maggior parte dei pazienti che io visito non necessitano dell’intervento. Così spiego loro che il dolore non è destinato a passare del tutto con l’operazione, ma semplicemente a diminuire un po’ in quel tratto lombare e che potrebbe ripresentarsi in altre parti del rachide. Ma non tutti cercano di dissuadere i pazienti dall’operarsi: non bisogna dimenticare che il rimborso che la struttura riceve per l’artrodesi è appetibile e il chirurgo che lavora negli ospedali privati accreditati solitamente prende anche una percentuale che va dall’8 al 14% sull’intervento». Dello stesso parere Stefano Boriani, considerato un luminare della colonna: «Su 10 pazienti che visito perché soffrono di mal di schiena, 9 non sono da operare». Quindi alla fine che succede se viene inchiodata la schiena di un 40enne che non ne ha davvero bisogno? «Non si torna più indietro, e se ha ancora dolore a quel punto non puoi fare altro che rioperare». fonte: corriere.it